Alle pendici dei Monti Volsini, sorge l’Azienda Agricola e Dimora La Měrula.
Tra le alte colline Umbre e gli splendidi filari che si alternano a oliveti, fitti boschi e paesaggi incontaminati,
Nella parte più meridionale dell'Umbria, un lembo di terra, situato tra il lago di Bolsena da un lato e la città di Orvieto dall'altro, fornisce il microclima perfetto per permettere alle viti di crescere e produrre uve di qualità.
L’azienda conta circa 2 ettari frammentati in piccoli appezzamenti su depositi morenici e suoli sabbiosi,
dove prevalgono le varietà bianche quali il Trebbiano Toscano, Canaiolo Bianco, Verdello, Malvasia, e su terreni argillosi, dove invece primeggiano le varietà a bacca rossa come il Sangiovese e Merlot.
Un territorio collinare che va dai 400 ai 600 metri sopra il livello del mare, che vanta un patrimonio incredibiledi vecchie vigne, molte delle quali a piede franco.
In vigna la conduzione agricola segue i criteri dell’agricoltura biologica e le viti sono coltivate con l'idea
di fare vini che riflettano il senso del luogo, il paesaggio e l’identità delle vigne.
Il clima bilancia la morbida e saporosa influenza dei venti caldi provenienti da ovest alle fredde correnti del entroterra, dando origine a una condizione ideale che permette una maturazione lenta e progressiva dei profumi e un equilibrio ideale tra lo zucchero e l’acidità.
Il suolo sabbioso-argilloso ospita le radici attraverso un’efficace meccanica che le porta in profondità.
La terra affida loro una spiccata componente minerale che si riverbera nella complessa longevità dei nostri vini.
Una combinazione di fattori suolo e clima. I terreni ricchi di sabbia ed argilla che drenano l’acqua, la posizione dei vigneti esposti a un grande arco solare, la grande escursione termica tra giorno e notte che aiuta le uve a riempirsi di zuccheri e il vento costante previene batteri e malattie.
Tutto questo in una terra dall’incredibile vocazione viticola.
DA UN'UVA BUONA VIENE UN VINO BUONO
Preferiamo lavorare la terra a mano e raccogliere unicamente
uve cresciute organicamente, senza l’uso di pesticidi, fungicidi, erbicidi, fertilizzanti sintetici. Consideriamo una ricchezza le essenze spontanee che crescono in vigna e aiutano il terreno
ad ossigenarsi e ad alimentarsi. Mantenere la biodiversità,
non disturbare l’equilibrio naturale delle cose.
La vigna in questo modo è più resistente, più robusta e porta dentro di se la trama di un passato e la forza per il futuro.
RACCOLTA
Anche la raccolta viene fatta a mano.
L’uva viene selezionata prima in vigna e poi in cantina, solo in questo modo posso scegliere i grappoli migliori, più sani e più maturi.
Se la cura della vigna è fatta con attenzione,
il passaggio in cantina diventa più semplice e richiede molti meno interventi.
Uva sana, basso contenuto di solforosa.
LA RISTRUTTURAZIONE DEL VIGNETO ANTICO
Recuperare un piccolo ecosistema, segue regole non scritte o forse scritte nel profondo di ognuno di noi, richiede l’interpretazione di energie antiche e impone un pensiero dinamico diverso. Infatti, bisogna provare a ricordare un passato diverso, mai vissuto, capire perchè prima di noi altri vignaioli hanno compiuto scelte di impianto e coltivazione, cercare di leggere la storia delle piante, per capire cosa hanno vissuto.
La ristrutturazione di un vigneto si occupa di materia vivente, e di relazioni universali tra esseri viventi con esigenze diverse, talvolta in contrasto con la produzione del grappolo stesso, talvolta in intima simbiosi. Non c’è una regola o un insieme di leggi, bisogna pensare di fare il meglio per qualcosa che un giorno vivrà oltre chi lo sta recuperando.
Era necessario un lavoro complesso, bisognava togliere tutte le piante secche, risollevare tutte le viti, dotarle di nuovi pali tutori, riequilibrare le potature che in parte del vigneto lasciavano le piante con troppe spalle.
La parte più difficile è stata tutta l’attività volta al sollevamento delle viti.
Bisogna sollevarle per gradi, scavare molto bene davanti e dietro la vite, senza danneggiare le radici e poi sollevarle delicatamente un po’ per volta.
L’anno successivo ripetere la stessa operazione e sollevarle un altro po’, fin quando la pianta diventava parallela al palo tutore. Abbiamo scoperto alcune viti sotto montagne di rovi, continuavano a produrre grappoli anche se abbandonate da anni.